Brividi e suggestione. Sono le sensazioni che abbiamo provato durante la visita alla mostra Body Worlds – il vero mondo del corpo umano, che è stata allestita a Milano dal 3 ottobre 2012 al 18 febbraio 2013.

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Brividi e suggestione. Sono le sensazioni che abbiamo provato durante la visita alla mostra Body Worlds – il vero mondo del corpo umano, che è stata allestita a Milano dal 3 ottobre 2012 al 18 febbraio 2013.

Ci aspettavamo di restare fortemente impressionati dall’immagine macabra di corpi sezionati, aperti, scomposti e privati dei loro organi, ma contrariamente a ogni pregiudizio, abbiamo apprezzato il messaggio di questa esposizione, realizzata da Gunther von Hagens.

Grazie alla tecnica dellaplastinazione”, inventata e brevettata dallo scienziato tedesco Von Hagens, Body Worlds consente ai visitatori (bambini compresi) una visione unica e affascinante dell’interno del corpo umano. Il procedimento della plastinazione permette di conservare perfettamente tessuti e organi sostituendo ai liquidi corporei polimeri di silicone. In questo modo l’esperienza del visitatore è diretta, non mediata dalla presenza di filtri, come i boccali e la formalina in cui in passato venivano immersi i campioni anatomici.

Il “cuore” della mostra

La mostra celebra la meraviglia del corpo umano riservando un’attenzione particolare al cuore, considerato il “motore” della vita, primo organo a formarsi dopo il concepimento (a cui è dedicata una parte della mostra). Attraverso il confronto tra organi sani e organi affetti da patologie, mostrando peculiarità e dettagli dell’anatomia, Body Worlds divulga ed educa sui temi della salute, del benessere, della corretta nutrizione, permettendo alle persone di comprendere esattamente cosa accade quando il corpo si ammala e come uno stile di vita sbagliato possa compromettere la salute di ciascuno di noi.

Vorremmo soffermarci sul messaggio che questa mostra ha voluto dare al suo pubblico, aldilà del clamore suscitato per la presenza di corpi umani plastinati. Ad ogni installazione, curata nei minimi dettagli per tema affrontato, abbiamo potuto acquisire nozioni di anatomia, comprendendo come si comporta il corpo umano in situazioni ludiche come una partita a poker, durante una sessione di ginnastica o un momento di tenerezza, o ancora un uomo su un cavallo che si impenna. Il tutto arricchito dalla presenza di filmati e cartelloni esplicativi, con dati e anche un po’ di “romanticismo”, poesia e frasi celebri di uomini di cultura.

Di mal d’amore si muore… Ciò che ci ha colpito riguarda il cuore, il suo comportamento durante le diverse situazioni a cui lo sottoponiamo ogni giorno, sforzi (attività fisica), gioie (innamoramento) e dolori (sofferenza fisica e d’amore). In particolare abbiamo apprezzato, oltre all’aspetto puramente scientifico da cui è partito Gunther von Hagens, la semplicità con cui si sono voluti esporre concetti apparentemente banali, ma non proprio così scontati. L’innamoramento, ma soprattutto la morte per cuore infranto, di cui vi sono alcune evidenze scientifiche, che provano che si può morire per mal d’amore.

Il crepacuore rappresenta circa il 2% dei pazienti ricoverati per infarto.

I sintomi sono gli stessi, come un forte dolore al petto, ma ad un esame più attento si presenta come una malattia con le sue particolari caratteristiche, che richiede un trattamento specifico. A differenza dell’infarto, non ci sono ostruzioni che impediscono una corretta circolazione del sangue, bensì un ventricolo sinistro deformato che fa assumere al cuore l’aspetto di un vaso a collo stretto: proprio quello che i giapponesi, scopritori della malattia, utilizzano per la pesca dei polipi, e che chiamano Tako-tsubo. Da qui il nome medico della sindrome di Tako-tsubo. Dato curioso è che per il 90% dei casi sono donne a soffrirne, forse perché le donne sono più sensibili e vivono lo stress con maggior apprensione degli uomini, ma questa è una teoria ancora tutta da dimostrare. Intanto chiedete a chi soffre per amore…

Le nostre conclusioni…

Non ci siamo trovati di fronte alla scienza, o almeno non solo a quella, ma all’essere umano, all’anima, al corpo che vive e si mostra nelle sue molteplici forme. Non è macabro andare a vedere una mostra di questo tipo, è cultura, informazione, è consapevolezza. È sapere. Tutto dipende, come nella vita in genere, da che punto di vista  guardiamo ciò che stiamo osservando e vivendo, veicolando cuore e cervello in una determinata direzione; se non abbiamo pregiudizi o preconcetti possiamo dire di aver compreso il senso e il messaggio di ciò che stiamo vedendo e vivendo.

Questi corpi, offerti alla scienza da donatori anonimi, parlano e comunicano qualcosa di sé, ma si mostrano per ciò che sono, semplicemente esseri umani.

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