Giornata mondiale del sonno, chi bruxa non dorme

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In occasione della giornata mondiale del sonno del 18 marzo si parla di bruxismo con l’osteopata Dott.ssa Bianca Finzi, osteopata e consulente del portale Formazioneinfanzia.it Mustela e la Dottoressa Lorenza Vannozzi, Medico Chirurgo, Specialista in odontostomatologia e ortodonzia

Chi bruxa non dorme e se dorme, dorme male. Il bruxismo, una condizione caratterizzata dal digrignamento e serramento dei denti dell’arcata superiore con quelli dell’arcata inferiore ed è dettata dall’involontaria contrazione dei muscoli masticatori durante il sonno.

È abbastanza frequente in adulti e bambini con una prevalenza variabile che pare diminuisca con l’aumentare dell’età. Il bruxismo presenta un’incidenza maggiore prima dell’età scolare e nella maggior parte dei casi scompare spontaneamente con la crescita, solitamente al completamento della dentizione permanente.

Bruxismo: lo stress è la principale causa di questa condizione

Il bruxismo è un disturbo che colpisce il 30% degli italiani. Non se ne conoscono le cause esatte, ma gli esperti concordano sul fatto che ansia e stress peggiorano il decorso del fenomeno. A confermare tale correlazione i dati relativi al 2021 diffusi dall’Associazione Stampa Medica Italiana, secondo cui la pressione psicologica indotta dalla pandemia da Covid-19 ha favorito un aumento dei casi rispetto al 2019 pari al 36%, accompagnato da un balzo del 120% nei casi di fratture dentali.

Non è stata individuata un’unica causa certa a cui attribuire questo disturbo, si pensa che faccia parte di una risposta neurologica, che la sua genesi sia multifattoriale e favorita dalla concomitanza di più fattori, tra questi stress, ansia, problemi emotivi e psicologici, malocclusioni dentarie, alcune malattie neurodegenerative ma anche il consumo di alcool, fumo e caffeina.

Tra le conseguenze di questa condizione si evidenziano usura dei denti, aumento della sensibilità dentale, dolore a mascella e mandibola, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e mal di testa.

Bruxismo: la soluzione è anche l’osteopatia

Il trattamento si pone come primo obiettivo la protezione dei denti e il miglioramento della qualità di vita e del riposo, poi si cerca di trattare la causa da cui ha origine il problema, soggettiva per ogni individuo. Spesso negli adulti viene consigliato l’utilizzo di un bite per evitare lo sfregamento tra le due arcate dentarie e quindi salvaguardare la salute dei denti cosa che invece viene raramente indicata in età pediatrica. Essendo la condizione strettamente correlata anche allo stato emotivo e psicologico del paziente, può essere utile ricorrere a pratiche che aiutino a migliorare la qualità del sonno, soprattutto nei bambini.

Bianca Finzi

Attraverso il trattamento osteopatico”, dichiara la Dottoressa Bianca Finzi, osteopata e consulente del portale Formazioneinfanzia Mustelaè possibile agire su meccanismi neurofisiologici alla base di questa condizione, compito dell’osteopata sarà quello di valutare e trattare tutte quelle strutture coinvolte in questo disturbo tramite tecniche scelte in base alla necessità e all’età del paziente.

Tra le principali componenti da trattare troviamo: il sistema cranio-sacrale, la muscolatura masticatoria, l’articolazione temporo-mandibolare e il tratto cervicale della colonna vertebrale con il fine di alleviare la sintomatologia del paziente”.

Dall’osteopata al dentista: il bit per difendere i denti

Per aiutare chi soffre di bruxismo è bene eseguire un’attenta analisi, avvalendosi di un accurato esame obiettivo, di esami di laboratorio, dell’osservazione della postura e muscolatura di tutto il corpo, si imposterà la terapia corretta. Secondo la Dottoressa Lorenza Vannozzi, Medico Chirurgo, Specialista in odontostomatologia e ortodonzia:

Il dentista o l’ortodontista deve intervenire sulla bocca con un Bite di riposizionamento o mascherine, in materiale plastico o in resina, che rivestano i denti in modo che ne impediscano lo sfregamento e quindi l’abrasione. Questo è il danno peggiore che si ha a livello dentale e può determinare un danno estetico, ma soprattutto la distruzione dei denti fino all’esposizione dei suoi strati più interni con la sintomatologia correlata: sensibilità e distruzione tale da portare anche alla perdita del dente”.

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