Piero Pelù ha presentato alla Santeria Toscana di Milano il suo album Deserti, composto da 11 brani da scoprire e… riscoprire. In occasione dello show case non sono mancati alcuni dei suoi più celebri successi discografici.

El diablo è tornato e lo fa come sempre, facendo molto rumore. Dopo uno stop , causato da un problema agli acufeni, Piero Pelù torna al suo pubblico con Deserti, su etichetta Epic Records/Sony Music Italy. Disponibile in digitale e in formato fisico: CD, vinile blu trasparente e vinile nero 180 gr., il disco può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio concept album, inserendosi, come secondo capitolo, nella TRILOGIA DEL DISAGIO iniziata nel 2020 con la pubblicazione del disco “Pugili fragili”.

Un viaggio musicale tra rock e impegno sociale

“I deserti che attraverserete con me ascoltando questo disco sono deserti e desertificazioni a cui ci stiamo purtroppo assuefacendo senza riuscire a reagire come dovremmo” – PIERO PELU’.

12 tracce per Deserti, di cui 11 inediti e una versione unplugged del celeberrimo brano “Il mio nome è mai più”, a 25 anni dalla sua uscita. Una scelta non casuale quella di Pelù, che proprio come quel lontano 17 giugno 1999, insieme a Luciano Ligabue e Lorenzo Jovanotti, decide di tornare a sostenere le attività di Emergency.

Il mio impegno su questi temi è chiaro fin dal 1982 quando pubblicai “Guerra”, il mio primo album. Se volessi oggi potrei pubblicare un disco intero raccogliendo tutte le canzoni che ho scritto sul tema della guerra e il valore della pace”.

Rock e impegno sociale, ecco Deserti.

L’album si apre con un brano strumentale, “Porte” (“un brano nato per raccontare la necessità di aprire una porta, trovare un’onda che ti allinei con il mondo, che sia un viaggio o la meditazione”) e si chiude con un altro brano strumentale, la title track “DESERTI”, una scelta dell’artista per dare un senso di circolarità al progetto.

In ogni brano di questo disco il concetto dei DESERTI torna e viene sottolineato da Pero Pelù, pensando ai

DESERTI CAUSATI dalle GUERRE come in “SCACCIAMALI”, “brano dedicato ai bambini che vivono in condizioni al limite a causa di odio e guerre.

DESERTI CAUSATI dalla CRISI CLIMATICA come nella title track dove “La voce che potete ascoltare è quella di Onci Oni, una guida indonesiana che vive nella giungla dell’Isola di Siberut, la più grande dell’arcipelago di Mentawai che ho avuto la possibilità di conoscere durante il viaggio che con Raz Degan abbiamo compiuto a Sumatra per un documentario. Il disboscamento causato della produzione di olio di palma in quelle zone è sempre di più un problema tangibile, un problema che sta portando alla cancellazione dei Mentawai, la popolazione indigena, tra le più antiche dell’Indonesia, che vive in quella parte del mondo”.

DESERTI AFFETTIVI, raccontati in “PICASSO” dove “racconto del me bambino, adolescente che confida alla sua famiglia di voler fare musica, il rock’n’roll, e davanti si trova un muro, una guerra mondiale tra le mura domestiche. Mi sentivo dire «dove pensi di andare con quella faccia lì, che sembra tu non abbia voglia di fare un cazzo?» Ho tramutato questa mancanza di fiducia in un impegno costante nella musica. Quella porta in faccia è stata per me stimolante. Ho sempre saputo di essere l’anomalia all’interno della mia famiglia ma sono felice di esserlo. Ho cercato, per scrivere questa canzone, di guardare dentro di me in un modo diverso rispetto al passato cercando di capire cosa i deserti di carezze hanno portato alla mia vita”.

DESERTI SENTIMENTALI come in MALEDETTO CUORE, la prima rock ballad che “affronta il tema della difficoltà di comunicazione tra persone, nei rapporti amorosi ma in modo ancora più ampio nei rapporti umani in generale, è un viaggio tra le dune dei deserti alla ricerca degli altri di cui abbiamo bisogno per aiutarci a capire noi stessi e il caos dentro e fuori di noi”.

SENTIMENTI e AFFETTI sono anche al centro di “ELEFANTE”, brano che “parla dell’unicità dei rapporti, della loro natura delicata, come il cristallo di Boemia. Costruire e mantenere i rapporti è qualcosa di complesso e al contempo meraviglioso”.

DESERTI CAUSATI dall’ODIO che ci circonda come in “CANTO” perché “siamo in balia di persone senza un pensiero positivo. Il dovere dell’artista, di chi ha voce, è cantare, parlare di tutto quello che non ci piace nel mondo che ci circonda. Ognuno è libero di fare quello che sente ma io non posso fare finta di non vedere cosa mi accade attorno. In questo brano parlo di una politica che non riesce ad avere il peso necessario per aiutare davvero i cittadini. Non si guarda al bene comune, non ci si rende conto che ambiente, acqua, società, periferie, sono beni comuni a cui tutti insieme dobbiamo pensare, prima di tutto la politica”.

DESERTI CREATI dai SOCIAL come in “TUTTO E SUBITO”, scritto insieme ai FAST ANIMALS AND SLOW KIDS “dove le masse sono completamente pilotate dal marketing attraverso i social, dove filtri, challenge sono il manifesto dell’imbecillità umana di oggi a cui si aggiungono l’odio e la violenza che viene portata avanti sui social. Dobbiamo reagire con positività a questo momento. Ho esplorato i social e mi sono reso conto che la maggior parte dell’odio online è frutto di profili fake, profili fatti apposta per generare odio. Manca completamente l’educazione digitale, mancano delle regole chiare e utili per gestire gli spazi comuni che le piattaforme digitali hanno creato”.

DESERTI CANTATI in “NOVICHOK”, brano che musicalmente è il più legato alle radici litfibiane (per questo Pelù ha deciso di presentarlo ai suoi fan in un luogo per lui molto importante ossia la cantina di via De’ Bardi a Firenze dove i Litfiba sono nati e hanno mosso i primi passi e dove lui non cantava dalla fine del 1988) dove Piero parla del veleno subdolamente usato da Putin per uccidere i suoi oppositori e “per metafora è il veleno che ogni giorno viene propinato a noi cittadini attraverso i cibi contaminati, le propagande sempre più invasive e false”.

DESERTI delle NOSTRE CITTA’ e delle PERIFERIE, spazi che si stanno trasformando facendo diventare alcuni luoghi posti solo per turisti dove non si costruisce un legame tra il passato e il futuro, dove le botteghe artigiane hanno lasciato spazio al turismo di massa e il nostro sapere fatica a trovare giovani a cui essere tramandato come in “BABY BANG” brano nato insieme ai CALIBRO 35 che “parla dei miei anni ’70, gli anni in cui giravo per Firenze, andavo a vedere film e ascoltavo musiche che i Calibro oggi risuonano perfettamente. Non potevo che chiamare loro per questo omaggio a grandi autori come Ennio Morricone”.

I DESERTI SONO QUELLI del DOLORE come canta in “BARAONDE”, il “dolore che ho provato dopo il forte shock acustico in studio di registrazione dello scorso anno che mi ha obbligato a rimandare tutte le mie attività facendomi cadere in una depressione dalla quale grazie alla terapia e alla musica sono riuscito ad uscire”.

La cover dell’album, un cielo riflesso in una pozzanghera

Parlando della copertina del disco, Pelù racconta: “il problema con gli acufeni mi ha allontanato dal lavoro ma mi ha avvicinato alla natura ed è da lì che è nata questa copertina che è uno scatto che ho fatto io a Firenze passeggiando dopo un temporale. È un cielo, si, ma riflesso in una pozzanghera. Sulla copertina Pelù ha voluto che venisse messo uno sticker con scritto NO-IA, un modo per l’artista per affrontare il tema dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale e sottolineare ai suoi fan che “DESERTI” è stato scritto, composto e suonato senza l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Sullo store del sito ufficiale di Piero si potrà, inoltre, acquistare la musicassetta in versione limitata e numerata (www.pieropelu.net).

Ringraziamo l’ufficio stampa di Piero Pelù, per averci permesso di ascoltare e vivere in anteprima la nuova avventura discografica di questo artista che non smette di stupirci a suon di rock!

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