Flower Thrower

Moda e Style torna a parlare di arte, in occasione della nostra visita alla mostra A VISUAL PROTEST. The Art of Banksy, promossa da Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE  e resterà al Mudec di Milano fino al 14 Aprile 2019.

Girl Baloon

Sono state già esposte opere dell’artista Banksy presso spazi espositivi e gallerie d’arte, ma mai prima d’ora un museo pubblico italiano gli ha dedicato una mostra monografica: Il Mudec forte della sua modernità, che trasuda dall’architettura dei grandi spazi interni, minimali, essenziali e di ampio respiro, non poteva che volgere lo sguardo verso il carattere fortemente attuale delle opere di street art di Banksy, proprio perché il Mudec strizza l’occhio alle nuove generazioni, cercando di far presa sui giovani attraverso mostre che parlano per via dell’artista scelto, dei temi affrontati e delle modalità di allestimento scelte il loro stesso linguaggio.

A VISUAL PROTEST. The Art of Banksy è una mostra non autorizzata perché non si conosce l’identità dell’artista, se non provando a immaginarla attraverso ciò che vediamo e leggiamo nelle sue opere, ma nulla di certo ci appare dell’originale personaggio, sappiamo solo che è inglese, la sua configurazione è offuscata e misteriosa, non come il messaggio che ci lascia attraverso la sua arte: chiaro, trasparente, potente, colpisce e lascia il segno, ed è proprio questo che conta per l’artista, ciò che vuole il suo pubblico, rimanere letteralmente spiazzato.

Il Mudec ospita  circa 80 opere di Banksy tra dipinti e prints numerati, edizioni limitate a opera dell’artista. L’esposizione è curata da Gianni Mercurio e le opere sono corredate da oggetti, fotografie e video, oltre a 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali).

Flying Copper

Il visitatore di A VISUAL PROTEST. The Art of Banksy si imbatte inizialmente in quelle che erano le correnti della street art, prima della comparsa del celebre artista, il Situazionismo, le proteste del maggio 1968 e i writers di New York degli anni ’70 e ’80, sono gli elementi precursori dell’artista che nelle modalità espressive si ritrova, anche se elabora un linguaggio proprio con figure distinguibili. Elabora in maniera viscerale la teoria della psicogeografia seconda cui lo spazio dove l’artista deve operare è il territorio, perché il suo intento principale è comunicare a un pubblico vasto che deve cogliere sottigliezze e dettagli nell’opera. Dal Situazionismo, Banksy sradica l’anti-copyright inteso come lotta contro una forma di proprietà privata, seppur intellettuale.

Le opere di Banksy badano più al contenuto che alla forma e trattano diversi argomenti: guerre e consumismo, forme di discriminazione dell’arte come i suoi famosissimi ratti, che esistono senza permesso, vivono in ambienti sudici, nella sporcizia, sono nascosti, agiscono al buio e sono in tanti, esseri così piccoli e infimi che riescono a mettere in scacco l’intera popolazione, è la metafora degli artisti di strada, ma anche di rapper, scassinatori, vandali, che operano di notte, stando attenti a non farsi cogliere in fallo dalle istituzioni e forze dell’ordine. Ma ciò che più ci preme sottolineare, per come abbiamo tradotto con la nostra personale chiave di lettura,  è come questa attività dei famosi writers che vanno a verniciare con graffiti, muri, vagoni, serrande, cancelli,  è una forma d’arte che nasce dalla fame di comunicare, dalla voglia di parlare al popolo e mostrare la propria disapprovazione verso ciò che accade nel mondo, senza essere messi a tacere da un qualsiasi critico d’arte, e dalle censure.

Con Banksy abbiamo visto come il mondo sia cambiato in maniera esasperata ed esponenziale con l’avvento della tecnologia, di forze nuove, poteri politici e di una società sempre più avida di beni materiali.

MA NON FINISCE QUI, BANSKY SI FA IN DUE…
La nostra redazione non è ancora giunta al momento dei saluti, un’altra iniziativa legata all’artista vi attende nelle righe qui sotto.

I am Bansky

IL CORTOMETRAGGIO
Il cortometraggio I Am Banksy  presentato da The Wild Bunch è scritto e diretto dalla regista Samantha Casella.

Protagonista del nuovo cortometraggio è Marco Iannitello, giornalista spregiudicato e arrivista disposto a tutto pur di conoscere l’identità dell’artista. Saranno un ex componente della prima banda di strada di Banksy e un professore che sostiene di averlo avuto come allievo, un improponibile socio che ha pagato sulla sua pelle l’avventurosa esperienza a fianco del celebre artista e un gallerista ad avvicinarlo alla soluzione dell’enigma.

Nel cast anche Caterina Silva, Diego Verdegiglio, Roberto Rizzoni, Mirko Ciociari e Matteo Fiori.

Importante notizia sulla sua distribuzione. Il corto ha infatti iniziato il suo percorso, che probabilmente lo porterà presto anche a girare per festival, sia italiani che internazionali.

Siamo giunti alla fine del viaggio dedicato a Bansky, sperando di avervi contagiato con il fascino che ci ha travolte dell’opera di Banksy, laddove l’immagine non ha paura di essere utilizzata, oltre ogni pregiudizio, contro ogni pregiudizio, opere che viaggiano alte, guardano disgustate e sopratutto denunciano, lo sfruttamento e inquinamento minorile, la repressione militare, la falsità politica, il feticismo che sfocia nella brama del collezionismo, l’atrocità e le violenze inaudite delle guerre.

La nostra Redazione ringrazia per la gradita visita alla mostra Elettra Occhini e Franca Piovani dell’Ufficio stampa del gruppo 24 ORE. e Laura Frigerio per averci informato del progetto cortometraggio dedicato al celebre e misterioso artista. Arrivederci da Moda e Style!

Rat
I am Bansky

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