Il Capriccio e la Ragione, un viaggio nello stile del Settecento
Il Capriccio e la Ragione. Eleganze del Settecento europeo. Una mostra, secondo noi di Moda e Style, tra le più ricche di reperti originali del Settecento, da non perdere. La rassegna inaugurata lo scorso maggio è allestita presso il Museo del Tessuto di Prato fino al 29 aprile 2018.
Una grande mostra che ripercorre lo sviluppo dello stile e del gusto nella cultura artistica del Settecento, organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato, con la collaborazione del Museo della Moda e del Costume delle Gallerie degli Uffizi, del Museo Stibbert di Firenze e del Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti di Como, nonché di altre prestigiose istituzioni sia pubbliche che private. L’evento ha ricevuto inoltre il patrocinio e il contributo del Centro di Firenze per la Moda Italiana.
IL CUORE DELLA MOSTRA
I tessuti dialogano con capi d’abbigliamento femminili e maschili, porcellane, oggetti d’arredo, dipinti e incisioni, venendo così a costruire, attraverso oltre 100 oggetti, un percorso espositivo unico ed inedito su un secolo così ricco e complesso come il XVIII secolo.
La mostra è allestita nella sala dei tessili antichi del Museo, uno spazio con copertura a volte a crociera di circa 400 mq che costituisce la parte più antica dell’ex opificio Campolmi, monumentale esempio di archeologia industriale tessile toscana (8.500 mq), recuperata dal Comune di Prato per trasformarla in polo cultuale cittadino, sede del Museo e della Biblioteca Lazzerini. L’allestimento richiama i fasti delle corti europee: scene allegoriche tratte dagli affreschi del Tiepolo vengono proiettate sulle volte a crociera della sala evocando in questo modo i grandi soffitti affrescati del tempo; grandi superfici specchianti disposte alle pareti della sala creano un particolare gioco di effetti che ampliano l’ambiente espositivo esaltando gli oggetti presenti in mostra.
La prima parte della mostra è dedicata all’esotismo. Grazie all’attività delle Compagnie delle Indie orientali di paesi come Inghilterra, Olanda, Francia e Danimarca dalla fine del Seicento giungono in Europa beni di lusso come lacche, porcellane, tessuti, dipinti su carta provenienti da India, Cina, Giappone. In mostra, porcellane di manifattura cinese dal Museo Stibbert, tessuti con motivi decorativi di chiara ispirazione orientale e volumi di fine Seicento proprio sulle ambascerie delle Compagnie delle Indie in Cina e Giappone della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze testimoniano come i soggetti, la composizione delle scene, l’inedita palette cromatica di questi “nuovi” oggetti generano in Occidente una profonda trasformazione del gusto, che ricade sulle produzioni delle maggiori manifatture europee, in primis quella francese.
Nel caso dei tessuti, la prima parte del Settecento parla un francese ridondante, rococò, che accosta soggetti della natura al repertorio esotico, dando vita a stili come l’eccentrico Bizarre, il naturalistico Revel ed il lezioso Dentelles, che imita l’effetto dei merletti. Particolarmente suggestivi i tessuti operati in seta e preziosi filati metallici di manifattura francese provenienti dalle collezioni del Museo del Tessuto e della Fondazione Antonio Ratti di Como, custode di una straordinaria collezione di tessuti antichi con rarissimi esemplari in seta proprio del Settecento europeo.
Anche la moda parla francese: dal Museo della Moda e del Costume delle Gallerie degli Uffizi e dal Museo Stibbert splenditi abiti maschili e femminili nonché accessori di moda come scarpe, guanti, bottoni, ventagli, sono testimonianza del lusso e dell’eleganza della vita di corte.
La parte centrale della mostra è dedicata alla riscoperta dell’ornato dell’arte classica, un cambiamento di gusto che risente delle nuove campagne archeologiche rese note dall’editoria specialistica dell’epoca, tra tutti “Le antichità romane” di Giovan Battista Piranesi – presente in mostra con un raro volume del 1756 – i cui disegni sono tra i protagonisti di questa riaffermazione del gusto classico.
I disegni di Piranesi dialogano con i bottoni cammeo prodotti dalla manifattura inglese Wedgwood e con i ricami dello splendido gilet maschile degli anni settanta del Settecento di proprietà del Museo Stibbert con motivi decorativi apertamente ispirati all’antichità, espressione della diffusione di questo gusto e del grande successo in tutte le arti.
Il tema delle “rovine” si traduce quindi in uno stile carico di suggestioni emotive. Nei tessuti, oltre ai temi esotici e naturalistici, ora compaiono piccole vedute classiche e capricci con rovine, incorniciate da rami, nastri e pizzi che definiscono le strutture ‘a meandro’.
Procedendo verso la fine del secolo, l’alleggerimento della decorazione si accentua di pari passo al diffondersi del pensiero razionalista. Le righe regimentano le strutture decorative dei tessuti fino a annullarsi a favore del fondo monocromo. Una nuova palette cromatica caratterizza la nascente estetica neoclassica: bianco, rosa pallido, verde acqua, celeste, giallo chiaro restituiti in toni velati. I colori appaiono sbiaditi dal tempo, imbiancati dalla polvere dei secoli.
Anche la moda del tempo riflette questo cambiamento di gusto. Gli abiti in mostra documentano come l’abbigliamento, con le sue forme, segue fedelmente lo sviluppo culturale e sociale del tempo: dai fasti esclusivi delle corti alla rivincita della dimensione imprenditoriale borghese del quotidiano.
Tra i numerosi oggetti che arricchiscono la mostra ricordiamo i dipinti provenienti dal Museo di Palazzo Pretorio di Prato e da alcune gallerie antiquarie fiorentine, i cui soggetti dialogano con i motivi decorativi presentati nei tessili: dalla pittura di genere ai cosiddetti capricci, dalle nature morte di fiori e frutta ai paesaggi animati da scenette popolari o da antiche rovine della classicità.