Paolo Panzacchi: Good Night, it’s a Murnight
Paolo Panzacchi e il noir. Torna l’esclusivo appuntamento mensile con i racconti di Paolo Panzacchi, protagonista Klara Murnau, investigatrice nel mondo reale e musa tra le pagine. Scoprite cosa ha in serbo per voi lo scrittore e amico di Moda e Style. Buona lettura!
Milano è un città che non puoi prescindere se vuoi controllare un impero finanziario. Non puoi permetterti di essere snob, non puoi quindi dire che sia grigia e anonima, non puoi dire non abbia i tempi di una grande capitale, non puoi dire nulla. Milano corre nelle sue strade, nella sua pancia, linea rossa, gialla, verde, grigia, sui suoi navigli. Milano corre, devi saperle stare dietro. Se sai solo camminare, questa città non fa per te.
Ci sono molti modi per correre. Solo uno per essere dei campioni: arrivare al traguardo con un sorriso che metta in difficoltà chi non è stato in grado di precederti.
Dicembre fuori dai vetri di un locale del centro. Freddo, sì ma non troppo. Accenno di nebbia che mai guasta. Due tavoli distinti in un interno moderno che non cede eccessivamente alla moda e agli eccessi. Glamour essenziale.
Lagavulin in un bicchiere.
French Connection in un altro bicchiere.
Klara Murnau seduta ad un tavolo.
Un imprecisato mercenario seduto ad un altro tavolo.
Klara è bionda, beve whisky, Lagavulin specialmente, ma non disdegna anche un Apple Martini o un Margarita, ama i fiori bianchi e dà la caccia a chi tradisce, a chi mette in pericolo altre vite, a chi vuole svelare segreti o a chi, di segreti, ne ha troppi.
Il mercenario è moro, beve e basta, non importa il nome, la base è la ruvidità nella gola per sentirsi vivo, detesta i fiori e dà la caccia ai soldi, agli affari sporchi, a chi sia nemico dei propri peggiori amici o di chi paghi di più.
Il mercenario non sa solo sparare, sa anche come funzioni il gioco della finanza. Non ha solo una SIG Sauer P228 sotto la giacca, nella tasca interna destra ha una scheda magnetica che gli garantisce l’accesso ad una cassetta di sicurezza, dove sono custoditi brevetti industriali rubati. Klara questo lo sa, ed è proprio per questo che è seduta in questo locale.
Klara è qua per lui questa sera. Il mercenario non lo sa ed è proprio per questo che temporeggia, sorseggia il proprio drink e abbassa la tensione dopo settimane ad altissimi livelli. Lui viene meno a una regola fondamentale, Klara no.
Il French Connection è un pessimo amico alcolico, o lo sai bere o è meglio evitarlo. Il Lagavulin è uno stile di vita, o puoi permettertelo o è meglio evitarlo. A loro modo diversi, ma uguali. Un investigatrice e un mercenario, medesimi lati di differenti medaglie: intelligenza al servizio di padroni diversi.
Il mercenario ne ha già bevuti tre, il suo livello di tensione, di attenzione è incredibilmente sotto soglia. Potrebbe bastarne un altro per perdere la consueta lucidità. Klara lo sa, fa un cenno a un cameriere.
Il giovane inserviente recapita al mercenario un bicchiere, un nuovo mare in cui affondare, un “No” che non si sa mai dire. Il cameriere indica Klara, svelando chi abbia fatto dono di questa razione alcolica all’uomo. Lei ha perfettamente calcolato tutto, può farsi vedere, lui non la conosce, lui, comunque non è già più completamente lucido e, a breve, non lo sarà affatto.
Lui china il capo in segno di ringraziamento, lei lo guarda in modo rapido, senza soffermarsi.
Lui in due sorsi finisce anche questo bicchiere. Non sa essere galante e non ricambia il favore alla Murnau. Si alza. Non è un uomo imponente, tuttavia il suo incedere all’interno del locale non passa inosservato, l’aver bevuto eccessivamente impone ai suoi passi una pesantezza sgraziata. Si avvicina alla cassa per pagare.
Klara sa che questo è il momento. Il tempo di non fallire. Si alza e si avvicina all’uomo. Piano. Con un passo che sa non farsi troppo notare, deciso ma non insolente.
Lui estrae dalla tasca sinistra del proprio cappotto il portafogli per regolare i conti della propria serata. Lei è ad un passo da lui.
Lui barcolla. Si scontrano, è un attimo. La mano di Klara che sfila dalla tasca la scheda magnetica.
Una frase all’orecchio di lui, Klara sottolinea il proprio successo. “Milano, se non si sta attenti, è una città che sa toglierti tutto.”.
In un lampo Klara è fuori, sospinta dai brividi dell’inverno che scalda i muscoli per farsi sentire senza pietà. Un’auto sportiva la sta aspettando su Via Mazzini, ad un passo dal teatro più famoso d’Italia.
Milano è anche questo, incontri, scontri. Inaspettati, voluti. Una Milano nera, vorace come la notte che sbrana le luci e che al giorno tutto riconsegna cambiato, diverso, macchiato, svelato.
Klara ha illuminato un cono d’ombra di una notte che avrebbe potuto essere ancora più nera.