Serial Killer, una mostra per raccontarli

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Serial killer mostra Milano

Può sembrare un azzardo, ma da pochi giorni ha inaugurato a Milano, la prima mostra dedicata ai Serial Killer, un esperimento culturale a cui Moda e Style ha presenziato in anteprima, alla presenza del “testimonial”, il Vampiro di Parigi.

Nicolas Claux

Mostri, assassini, carnefici. I Serial Killer sono un esempio di quanto l’uomo possa per cattiveria o patologia uccidere in modo sistematico e senza logica alcuna. Uomini e donne, oggetto di studio da crimonologi, psicologi ed esperti del comportamento umano, ma nessuno studio ad oggi ha potuto comprendere appieno il modus operandi nè qualsiasi altro elemento che possa fornire spunti e certezze al fine di identificare un poteziale Serial Killer. La mostra Serial Killer Exhibition, inaugurata a livello mondiale a Milano l’8 aprile (fino al 4 giugno 2023) presso lo Spazio Ventura 15, non vuole fornire risposte, ma documentare attraverso un percorso espositivo, descrittivo ed esperenziale, un mondo oscuro, complesso e crudele, quello degli assassini seriali.

Serial Killer Exhibition, il mondo dei serial killer fa tappa a Milano

In occasione dellanteprima mondiale di Serial Killer Exhibition, promossa da Venice Exhibition presso lo Spazio Ventura 15, Moda e Style ha potuto incontrare Nicolas Claux, killer francese passato alla storia come il “Vampiro di Parigi”, che per l’evento inaugurale ha condotto insieme al team di esperti presenti, stampa e giornalisti nei meandri di questa rassegna che si presenta soprattutto come un percorso immersivo, documentale e investigativo sull’animo più oscuro dell’uomo, sulle tracce della lucida e feroce follia che nel corso dei secoli ha registrato un numero impressionante di omicidi efferrati.

Un percorso espositivo di oltre un chilometro, per circa 70 minuti di visita, con audioguida, anche di oltre due ore senza, che presenta 1.000 oggetti dei serial killer provenienti da tutto il mondo e l’analisi dei loro delitti dal 1700 ad oggi. A raccontare questi “personaggi”, biografie e reperti.

Serial Killer italiani: i casi più noti

In ordine temporale, il primo serial killer ad oggi noto è meneghino: il “mostro di Milano” Antonio Boggia (1799-1862), di cui in mostra si può osservare la mannaia con cui finiva le sue vittime; lombardo anche il “vampiro della Bergamasca” Vincenzo Verzeni attivo pochi anni dopo attorno al 1870. Rina Fort, meglio nota come “la belva di via San Gregorio”, è stata protagonista a Milano nel 1946 del pluriomicidio, prima a sprangate e poi soffocandoli con cotone imbevuto di ammoniaca, della moglie incinta del suo amante e dei suoi tre figlioletti.

Una sezione è dedicata anche alla serial killer Leonarda Cianciulli, nota come la “Saponificatrice di Correggio”, dove fra il 1939 ed il 1940 trasformò tre sue vittime femminili in saponette e dolci da distribuire ai vicini. Fra i reperti appartenuti alla Cianciulli sono esposti anche gli “auguri di Pasqua” da lei inviati all’avvocato Piero Fornaciari, suo principale accusatore al processo che la condannò a 30 anni di carcere più 3 di manicomio. “Storia e reperti anche dei serial killer alla ribalta della cronaca italiana fra gli anni ’80 e il 2001: da Milena Quaglini, la giustiziatrice di tre uomini fra Veneto e Lombardia, al mostro di Firenze Pietro Pacciani, al padovano Gianfranco Stevanin, il cui podere restituì i corpi di tre donne massacrate, fino ai delitti di Donato Bilancia, condannato a 13 ergastoli per aver massacrato 17 persone tra prostitute e vittime casuali.

Le scene del crimine, i casi più violenti della storia mondiale

Circa 1.000 metri quadrati espositivi riguardano le ricostruzioni delle Csi, scene del crimine vecchie e nuove, con una rassegna di oggetti appartenuti ai serial killer, immagini, atti processuali e documenti originali, profili psichiatrici, identikit e le tecniche della polizia scientifica.

Non possono mancare in Serial Killer Exhibition, un focus revival sull’affascinante Ted BundyEd Gein, vero e proprio artigiano dell’orrore, ed del caso più feroce di tutti i tempi, quello di Jack Lo squartatore, serial killer mai identificato, e del “Mostro e cannibale di Milwaukee”, Jeffrey Dahmer.

Completano la rassegna strumenti per la pena di morte, come camere a gas e sedie elettriche, ed un’area per vivere in prima persona gli scenari dei delitti più efferati nella realtà virtuale.

L’opinione e l’esperienza di Moda e Style

Per visitare Serial Killer Exhibition, bisogna partire dalla consapevolezza che ci si sta per addentrare in un mondo cupo e realistico. C’è in mostra, dopotutto la crudeltà e la ferocia umana, seppur cercando di tenere un tono documentaristico. Si tratta di una rassegna che ha l’obiettivo di fornire elementi e strumenti per conoscere e saper qualcosa di più di persone, che per un motivo o per l’altro hanno scelto di diventare dei mostri, lasciando che la propria parte oscura, chiamiamola anche perversione, avesse il sopravvento a scapito di vittime inconsapevoli e innocenti: uomini, donne e bambini. Può impressionare, seppur in modo prettamente psicologico (non visivo), proprio per la descrizione minuziosa delle azioni criminali, unita all’esposizione di oggetti o reperti atti da un lato a “materializzare” il crimine, dall’altro ad entrare nell’intimo di assassini che tra lettere originali, disegni o bibbie trascritte vogliono comunicare un lato umano, e questo fa sorridere, fa arrabbiare, ci fa uscire da questa mostra con più domande e, forse, l’amarezza di appartenere ad una società cattiva e, talvolta, indifferente e inerme nei confronti di quanto ci accade intorno.

Noi ci torneremo, forse per una strana forma di ostinazione nel voler trovare in queste persone un lato umano, un meccanismo che ci aiuti a comprendere qualcosa che sappiamo bene essere inspiegabile: la crudeltà umana.

La mostra è sconsigliata ai minori di 14 anni.

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